Iniziato il processo per l’assassinio “Don Giovanni del Giappone” – askanews.it

Iniziato il processo per l’assassinio “Don Giovanni del Giappone”

Alla sbarra la giovane moglie del “seduttore” morto a 77 anni
Set 12, 2024

Roma, 12 set. (askanews) – In un’aula di tribunale di Wakayama, in Giappone, si sta svolgendo uno dei processi più clamorosi degli ultimi anni per il Sol levante. Si tratta del procedimento contro la 28enne Saki Sudo, accusata di aver ucciso il ricco anziano marito, che non era una persona qualunque ma quello che era soprannominato il “Don Giovanni del Giappone”.

Kosuke Nozaki era famoso per aver pubblicato un’autobiografia intitolata “Don Giovanni di Kishu: L’uomo che ha dato 3 miliardi di yen a 4.000 belle donne” nel 2016, paragonandosi al leggendario seduttore spagnolo. Kishu è il nome storico per la regione della prefettura in cui viveva e 3 miliardi di yen corrispondono a poco meno di 20 milioni di euro.

Nozaki era il ricco proprietario di una società che produceva alcolici e di un’altra attività che operava nel settore finanziario e immobiliare. Uno, insomma, che non aveva problemi economici. Nel 2016 aveva raccontato nel suo libro, che era assurto a immediata, come era stato in grado di spendere una cifra-monstre in regali alle “4.000 donne” della sua vita. Questa pubblicazione l’aveva portato in televisione e quindi lo aveva reso famoso, a 75 anni.

Poi però aveva incontrato la giovane Saki Sudo e l’aveva sposata nel 2018. Lui 77 anni, lei 22. E, nell’accordo matrimoniale, era inserito anche il fatto che alla moglie doveva spettare 1 milione di yen (6.400 euro) al mese, neanche troppo in fondo. Peccato che, secondo la ricostruzione portata oggi in tribunale, “Don Giovanni” non fosse soddisfatto della scarsa presenza della giovane moglie, la quale viaggiava un po’ troppo spesso a Tokyo. E, quindi, avesse deciso di divorziare.

Fu in quel contesto che il corpo di Nozaki fu trovato senza vita a giugno 2018. Tre anni dopo la giovane moglie fu arrestata, con l’accusa di averlo assassinato. Le prove? Innanzitutto, a quanto sostiene l’accusa, Sudo da febbraio ricercava sui motori di ricerca internet parole chiave come “crimine perfetto”, “uccidere”, “droga”. Inoltre sarebbe riuscita ad acquistare 3 grammi di uno stimolante da uno spacciatore, una dose che poteva essere letale.

Sudo ha dichiarato di aver trovato Nozaki collassato nella loro casa, secondo le fonti investigative. L’autopsia ha confermato come causa della sua morte un’intossicazione acuta da stimolanti, ma sul corpo dell’uomo non sono stati trovati segni di aghi. E, ancora, le telecamere di sicurezza della casa non mostrano che altre persone siano entrate o uscite quando l’uomo è morto.

Da queste considerazioni, la ricostruzione fatta dall’accusa: Sudo fatto assumere al marito lo stimolante a sua insaputa.

Le prove, in realtà, sono esclusivamente circostanziali e, quindi, la corte è chiamata a esprimere una sentenza sulla base di un materiale sdrucciolevole. E’ anche vero, però, che il sistema giudiziario giapponese tende spesso a favorire l’accusa rispetto al diritto di difesa.

Sudo, dal canto suo, oggi si è dichiarata del tutto innocente. “Non l’ho ucciso – ha detto durante l’udienza – né gli ho mai fatto ingerire alcuna droga stimolante”.

La sentenza è attesa per il 12 dicembre. Oltre all’opinione pubblica, ci sono anche diversi spettatori interessati nella famiglia, visto che va decisa anche la sorte di un’eredità da 13 miliardi di yen, più di 80 milioni di euro che “Don Giovanni” non ha fatto in tempo a sperperare.