Roma, 10 set. (askanews) – Tokyo Electric Power (TEPCO), la compagnia elettrica che gestisce la centrale nucleare di Fukushima Daiichi, ha annunciato che stamani ha riavviato il processo sperimentale di recupero dei detriti di combustibile nucleare fuso dal reattore 2 della centrale nucleare che nel 2011 fu teatro del peggiore incidente nucleare dopo Cernobyl.
La questione dei resti di combustibile, altamente radioattivi, è il rincipale ostacolo allo smantellamento della centrale, i cui reattori 1, 2 e 3 andarono in fusione in seguito al devastante terremoto tsunami dell’11 marzo 2011 nel Giappone nordorientale.
Si stima che all’interno dei serbatoi di contenimento dei tre reattori vi siano circa 880 tonnellate di detriti di combustibile nucleare fuso.
Un primo tentativo di recupero, attraverso una struttura robotica, era iniziato il 22 agosto scorso, ma fu interrotto in seguito a un errore nella configurazione dei tubi per l’inserimento nel serbatoio di contenimento dell’attrezzatura retrattile necessaria al recupero del materiale pericoloso.
A quanto ha comunicato la TEPCO, l’errore è stato corretto e stamani presto sono riprese le operazioni d’inserimento nelle tubature che portano dentro il serbatoio di conifinamento per cercare di avviare il recupero del materiale.
Dovrebbero essere recuperati solo pochi grammi di detriti dal fondo del contenitore. Lo strumento robotico verrà supervisionato e controllato da remoto, nessun essere umano potrebbe resistere alla potenza delle radiazioni emesse dal combustibile.
Se le operazioni avessero successo, ci vorrebbero circa due settimane per completare il recupero di questi pochi grammi. Nel piano originario, l’avvio di questa arrività doveva essere nel 2021.
TEPCO ha scelto il reattore No. 2 come il primo da cui iniziare il lavoro di recupero, poiché la situazione all’interno è più chiara rispetto agli altri reattori, essendo l’unico tra i tre reattori interessati alla fusione del materiale radioattivo a non aver subito anche un’esplosione di idrogeno.
Secondo il piano, TEPCO spera di recuperare fino a 3 grammi di detriti utilizzando un dispositivo telescopico dotato di uno strumento di presa. Il dispositivo può estendersi fino a 22 metri e accedere ai detriti attraverso un punto di penetrazione nel contenitore primario di contenimento.
In una conferenza stampa, secondo quanto riporta la televisione pubblica NHK, TEPCO ha dichiarato di aver collegato il tubo di inserimento dell’attrezzatura alle 7:00 del mattino locali (00.00 in Italia) e di averla inserita nella valvola che conduce all’interno del contenitore alle 7:20. L’operazione è stata interrotta alle 8:00, dopo aver inserito l’attrezzatura per circa 60 cm all’interno della “valvola d’isolamento” che impedisce la fuoriuscita di materiale radioattivo dal contenitore. L’11 settembre, l’attrezzatura verrà estesa di oltre 2 metri verso l’interno del contenitore.
Un rappresentante di TEPCO ha sottolineato che, alla luce dell’errore precedente, l’azienda intende andare coi piedi di piombo in ogni fase delle operazioni per evitare ulteriori problemi.
Secondo il programma di smantellamento stabilito dal governo e da TEPCO, la rimozione dei detriti sarà la terza e ultima fase del processo, che si prevede durerà tra i 30 e i 40 anni.
Il dispositivo tubolare deve essere inserito nel reattore attraverso un punto di penetrazione situato sul lato del contenitore del reattore, che ha un diametro interno di circa 55 cm e una lunghezza di circa 2 metri.
Oltre la “valvola d’isolamento”, c’è un binario di circa 7,2 metri collegato alla base del recipiente a pressione del reattore, dove si trovano i detriti. Una volta raggiunto questo binario, un braccio situato all’estremità del tubo ruoterà verso il basso per spostarsi verso la base. L’estremità del tubo è dotata di una pinza metallica a due punte per afferrare i detriti. Dopo essere entrata nella base, la pinza sarà abbassata verso i detriti sul fondo per recuperare il materiale.
Il tubo sarà poi estratto dal contenitore del reattore seguendo lo stesso percorso, e i detriti saranno collocati in una scatola di trasporto, che verrà poi trasferita tramite un carrello in una “glove box” nucleare, progettata per la manipolazione di materiale radioattivo all’interno dell’edificio del reattore.
Dopo aver misurato i livelli di radiazione e altri parametri all’interno della scatola, i detriti saranno trasferiti in un contenitore di trasporto per essere portati in un impianto di analisi nella vicina prefettura di Ibaraki.