Città del Vaticano, 7 lug. (askanews) – “Da questa città rinnoviamo il nostro impegno a pregare e operare per la pace: per la martoriata Ucraina, per la Palestina e Israele, per il Sudan, il Myanmar e ogni popolo che soffre per la guerra. E invochiamo l’intercessione della Vergine Maria, venerata sul Monte Grisa come Madre e Regina”, lo ha detto Papa Francesco prima dell’Angelus domenicale da Trieste, dove sta partecipando alla 50.ma Settimana sociale dei cattolici italiani.
Oltre 8.500 fedeli hanno poi partecipato alla Messa con Papa Francesco in piazza Unità d’Italia a Trieste. Con lui hanno concelebrato 98 vescovi e 260 sacerdoti. Presenti anche vescovi e pastori delle Chiese serbo ortodossa, greco ortodossa e luterana.
Una scelta importante quella di Trieste, perché “Trieste è una di quelle città che hanno la vocazione di far incontrare genti diverse: anzitutto perché è un porto, e un porto importante, e poi perché si trova all’incrocio tra l’Italia, l’Europa centrale e i Balcani. In queste situazioni, la sfida per la comunità ecclesiale e per quella civile è di saper coniugare l’apertura e la stabilità, l’accoglienza e l’identità, ha detto il Papa nel corso dell’Angelus a Trieste, aggiungendo: “Mi viene da dire: – avete le ‘carte in regola’ per affrontare questa sfida!”.
Il Papa prima dell’Angelus ha anche ricordato il valore della Costituzione italiana, che rappresenta per il nostro Paese una “bussola sicura” per la democrazia. “Come cristiani abbiamo il Vangelo, che dà senso e speranza alla nostra vita e come cittadini avete la Costituzione, ‘bussola’ affidabile per il cammino della democrazia”, ha detto Francesco, aggiungendo: “E allora, avanti! Senza paura, aperti e saldi nei valori umani e cristiani, accoglienti ma senza compromessi sulla dignità umana, su questo non si gioca!”.
Il tema della democrazia e dei suoi valori è stato più volte sottolineato da Papa Francesco, “la crisi della democrazia” alla quale stiamo assistenza è “come un cuore ferito. Ciò che limita la partecipazione è sotto i nostri occhi”, ha detto stamane, chiudendo i lavori delle Settimane sociali dei cattolici italiani “Se la corruzione e l’illegalità mostrano un cuore ‘infartuato’, devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale. – ha detto il pontefice – Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre”. Francesco è tornato a citare “la cultura dello scarto” che “disegna una città” dove, ha detto “non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani. Il potere diventa autoreferenziale, incapace di ascolto e di servizio alle persone”, è stata la sua denuncia.
“Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. Appassioniamoci invece al bene comune. Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale”, il monito di Papa Francesco che è arrivato da Trieste. “Purtroppo questa categoria – ‘popolo’ – spesso è male interpretata e, potrebbe portare a eliminare la parola stessa ‘democrazia’ (‘governo del popolo’)”, ha aggiunto.
Francesco ha poi ricordato che “la democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal ‘fare il tifo’ al dialogare. Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale. Una società umana e fraterna – ha poi detto Papa Francesco – è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se la loro efficienza sarà poco rilevante”.
“L’indifferenza è un cancro della democrazia”. Da qui il suo “incoraggiamento a partecipare, affinché la democrazia assomigli a un cuore risanato. E per questo occorre esercitare la creatività”. E – ha sottolineato – “la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va ‘allenata’, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”.