Roma, 28 ott. (askanews) – A Gaza, il personale paramedico e il personale di soccorso incontrano ogni giorno nuove difficoltà per aiutare i feriti rimasti fra le macerie dei bombardamenti israeliani. Mancano i mezzi, manca il materiale sanitario, e sul lavoro si rischia di ritrovare morto un amico o un parente.
“Abbiamo avuto 46 ambulanze danneggiate nella Striscia di Gaza” dice Nassim Hassan, funzionario dei servizi di soccorso. “24 sono completamente fuori servizio, altre 22 sono state colpite ma sono state riparate e funzionano”.
“Non abbiamo più sacchi mortuari e facciamo fatica a trasportare corpi già decomposti e ce ne sono decine e centinaia nelle case che sono state distrutte”.
Mohammed Siam dirige le operazioni di protezione civile. “Non abbiamo macchinari pesanti, ci affidiamo alle compagnie private” dice “ma anche le loro macchine nonostante la manutenzione quotidiana sono in pessime condizioni e le panne continue ostacolano il lavoro”.
Fayeq Abu Jamae è un ambulanziere. “Cercando fra le macerie ho trovato mio fratello fra i martiri. È diventato parte del nostro lavoro di paramedici, il rischio di trovare martirizzati un fratello un padre una moglie.”
Secondo le cifre del ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas, i morti palestinesi nella Striscia dall’inizio del conflitto con Israele ovvero dal 7 ottobre, giorno della selvaggia incursione di Hamas in Israele, sono oltre settemila trecento.