Meeting Rimini, il ricordo di don Puglisi a 30 anni dall’uccisione – askanews.it

Meeting Rimini, il ricordo di don Puglisi a 30 anni dall’uccisione

Mons. Lorefice: educatore capace di tirar fuori senso della vita
Ago 21, 2023

Rimini, 21 ago. (askanews) – “Don Pino Puglisi aveva deciso di studiare alle Magistrali perché lui fondamentalmente era un educatore, era capace di ‘tirare fuori’ dall’altro il senso ultimo della vita, che in lui coincideva con quello di Cristo”. Con queste parole l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, ha ricordato al Meeting di Rimini il beato Pino Puglisi, a trent’anni dall’omicidio del avvenuto per mano mafiosa il 15 settembre 1993.

Nel suo intervento l’arcivescovo di Palermo ha ripetuto l’ammonimento fatto il 9 maggio 1993 dall’allora Papa Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, quando gridò ai mafiosi “convertitevi”. Un messaggio ripetuto, con altri toni, da Papa Francesco cinque anni fa quando disse “fratelli mafiosi convertitevi, se continuate così accumulerete la peggiore delle vostre sconfitte”. “Lo specifico dei cristiani – ha spiegato mons. Lorefice – è che dobbiamo conservare le stesse viscere di misericordia del Signore, dinnanzi alla sofferenza e all’oppressione non solo ci indigniamo ma ci coinvolgiamo. E ci coinvolgiamo con tutti quelli che sono ancora capaci di avere viscere di misericordia. Questo è il compito che il papa affida alle comunità cristiane di Palermo e a tutti”.

Nella sua testimonianza Antonio Balsamo, magistrato, autore di ‘Mafia fare memoria per combatterla’, ha detto che “Puglisi stabiliva un dialogo profondo che si costruiva sull’amicizia e sulla fiducia reciproca: era capace di mettere in pratica la teoria dell’empatia che consisteva nel mettersi ‘da pari a pari’ con i giovani con cui entrava in contatto, nel capirli in profondità, nello spingersi a guardarsi dentro e nell’indurli a spendersi per la società”.

“Don Pino – ha aggiunto il magistrato – viene colpito da Cosa Nostra perché si vuole spezzare il suo disegno di risanamento morale e sociale che passa attraverso la mobilitazione delle migliori energie della società civile, lo stesso lavoro intrapreso da persone come Piersanti Mattarella e Salvatore Pappalardo che distruggeva dalle fondamenta il consenso sociale della mafia proprio nelle zone più difficili di Palermo. Un sorriso che aveva una portata rivoluzionaria”.