Roma, 6 feb. (askanews) – Ridurre il flusso dei migranti verso la Libia, rafforzare i rimpatri volontari assistiti e incentivare i reinsediamenti in Europa. Al termine di una giornata di incontri, Angelino Alfano ricorda i tre cardini dell’iniziativa italiana per la gestione della crisi migratoria lanciata sei mesi fa con la riunione dei Paesi di transito e confinanti con la Libia, tornati oggi alla Farnesina per “tracciare un primo bilancio sui risultati raggiunti finora e individuare le criticità e le sfide che ancora ci attendono”. L’esempio è l’accordo bilaterale che l’Italia ha stretto con il Niger, Paese “strategico” che ha ridotto notevolmente gli ingressi in Libia. “Il lavoro con i Paesi confinanti è di per sé un elemento di stabilizzazione”, ha sottolineato il ministro, ricordando che la collaborazione con il governo di Tripoli, riconosciuto dalla Comunità internazionale, ha invece permesso la presenza in Libia delle agenzie Onu (Unhcr e Oim) e “garantito circa 20.000 riusciti programmi di rimpatrio volontario assistito”.
Certo, non basta. Alfano lo ha detto a chiare lettere, anche se i numeri sono confortanti e “rendono l’idea del lavoro che è stato fatto”. C’è stata una drastica riduzione dei flussi in uscita dal Niger, che sono passati dai 330.000 del 2016 ai 60.000 del 2017; è diminuito il numero delle persone dirette verso la Libia, passate da 291.000 del 2016 a 35.000 del 2017, ed è stato registrato un calo del 34% dei passaggi attraverso il Mediterraneo. E’ di quasi il 40%, invece, la riduzione del numero delle vittime lungo la sola rotta del Mediterraneo centrale. Sul fronte dei rimpatri volontari nel 2017 l’Oim ha assistito quasi 20.000 migranti, ha ricordato Alfano, sottolineando che “c’è ancora molto da fare sul piano dei reinsediamenti dei rifugiati e delle persone vulnerabili in Europa”. E se l’Italia si sta impegnando con il progretto dei corridoi umanitari, il ministro ha auspicato che “i Paesi europei prendano maggiore coscienza di questa realtà e dimostrino la necessaria solidarietà”.
Il capo della Farnesina ha auspicato che i risultati raggiunti finora, e il rinnovato impegno comune per gestire la crisi migratoria, trovi anche ascolto nei negoziati dell’Onu, giunti ormai alle fasi finali, sui due Global Compacts su migranti e rifugiati.
Da parte italiana, Alfano oggi ha annunciato un nuovo finanziamento da 80 milioni di euro al fondo Africa per il 2018/19, destinato a “progetti di sviluppo economico e sociale per le fasce più giovani della popolazione” dei Paesi africani. Perchè l’obiettivo è ora di “sostenere le comunità locali”, rafforzare le autorità dei Paesi di transito e confinanti con la Libia nella lotta contro i trafficanti di esseri umani, agevolare la mobilitazione internazionale e garantire un sostegno convinto alle agenzie Onu, l’Unhcr e l’Oim..
Un impegno che ha ragioni umanitarie, ma anche “politiche”, dettate “dall’insorgere di populismi che strumentalizzano la questione migratoria per spargere paure e acquisire facili consensi”. Per Alfano, è “cruciale rassicurare i nostri cittadini sul tema migratorio, per contrastare populismi e razzismo e salvaguardare il sostegno popolare all’Unione europea e all’immigrazione regolare”. E a chi chiede se, dopo i fatti di Macerata, non sia ormai tardi, il ministro ha risposto: “Credo che l’Italia abbia le energie per contrastare fenomeni razzisti”.