Roma, 31 mar. (askanews) – “Non posso condividere la scelta del Partito Democratico di invitare esplicitamente all’astensione nel referendum del 17 aprile” mentre “capisco la scelta di parte dello schieramento per il “SI” di utilizzare la consultazione, al di là del merito che è diverso e molto più limitato, per spingere il Governo verso politiche molto più decise nel ridurre il ricorso alle fonti fossili, in coerenza con la direzione indicata dalla COP21 di Parigi per contrastare i mutamenti climatici. E per questo motivo voterò sì”.
E’ la posizione sul referendum sulle trivellazioni off-shoreespressa da Ermete Realacci (Pd), presidente della commissione Ambiente della Camera, in un articolo che verrà pubblicato domani su l’Unità.
Per Realacci “il referendum è uno strumento importante per dare voce ai cittadini, in particolare sui temi ambientali”. “L’iniziativa referendaria avanzata dalle regioni – scrive ancora Realacci – è stata la risposta ad una scelta, a mio avviso sbagliata, fatta dal Governo nello “Sblocca Italia” di centralizzare le scelte in materia di estrazione di idrocarburi, eliminando molti dei vincoli esistenti ed enfatizzando le potenzialità economiche ed occupazionali dell’Italia in questo campo”, una parte dello “Sblocca Italia” dove il “dissenso” di Realacci “non fu consegnato ad un tweet ma illustrato nel dibattito parlamentare”.
Secondo il presidente della commissione Ambiente della Camera, la Corte Costituzionale ha poi “ritenuto che le modifiche introdotte nella legge di Stabilità dessero risposta a cinque dei sei quesiti proposti dalle regioni ma non a quello legato ad una norma, che ha origine prima dello “Sblocca Italia”, che permette alle piattaforme esistenti di lavorare fino all’ esaurimento del giacimento”. In questo senso è “sbagliato e perdente non riconoscere che l’iniziativa referendaria ha giàavuto sostanzialmente successo, che le questioni principali sono state risolte, che abbiamo oggi un sistema di norme tra i migliori del mondo” mentre “sarebbe stato al tempo stesso ragionevole, come avevo pubblicamente chiesto, che il Governo venisse incontro anche a questo ultimo quesito. Ma non è stato fatto”.
Guardando allo scenario più generale, Realacci prosegue segnalando come “non si affronta la sfida ambientale senza un’idea più generale di futuro. Un’idea che stia in campo e parli a tutto il Paese”.
“Aveva ragione, molti anni fa, lo sceicco Yamani, ministro saudita del petrolio, quando sosteneva che l’età della pietra non era finita per mancanza di pietre e l’età del petrolio non sarebbe finita per l’esaurirsi dei pozzi (e certamente non per la chiusura di qualche piattaforma), ma per la tecnologia, che è il vero nemico dell’Opec. Dobbiamo e possiamo oggi porci obiettivi ambiziosi, proprio perché sono praticabili e non velleitari – conclude Realacci -. Questo richiede coerenza da parte di tutti. Sicuramente il Governo deve darsi una nuova politica e rivedere una Strategia Energetica Nazionale nata vecchia, superata dai fatti e assolutamente inadeguata alle sfide che ci attendono”.